Percorsi e turismo della memoria. Lo sbarco alleato del ’43 e l’operazione Avalanche.

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[Altavilla Silentina – teatro di una delle battaglie più cruente seguite allo Sbarco Alleato del 1943. Vittima di bombardamenti che causarono oltre 80 morti]. Da qui scrivo.

Qualche sera fa sono stata invitata a relazionare ad un evento dedicato al Percorso della Memoria che gli amici del Comitato per il 70esimo dallo Sbarco Alleato hanno ideato e intorno al quale contano di coinvolgere i tanti attori del territorio che possono portare un contributo alla causa, anche in termini di piccolo-medio indotto turistico.

Doveroso è da parte mia ringraziarli nuovamente per avermi permesso di presenziare di fronte ad un pubblico d’eccezione composto dalle massime cariche della Provincia di Salerno. Dato il tema, la memoria, è un gesto che mi piace leggere — e apprezzo molto — come riconoscimento verso il lavoro che con Auriga Cilento stiamo facendo in questo senso, per ultimo con il progetto di digitalizzazione degli archivi storici iniziato ormai un anno fa.

Presentare il Percorso della Memoria legato ai Fatti del ‘43 è stata occasione per me anche di proporre una riflessione, fra le associazioni, l’amministrazione locale e i cittadini interessati, sulla chiave di utilizzo che vogliamo dare a questa e altre iniziative che si stanno sviluppando nell’ambito del recupero e valorizzazione di beni tangibili (vedi San Biagio) e intangibili (memoria). Non è un caso che le parole recupero e valorizzazione viaggino spesso insieme.

oggi, infatti, si sente spesso parlare di futuro della memoria ed è in questi termini, a mio parere, che dobbiamo ragionare anche in questa occasione.

Futuro della memoria è di fatto un ossimoro che però fa bene intendere le prospettive di sviluppo in ottica turistica che possono e devono essere auspicabili attraverso un disegno chiaro e preciso di investimenti non solo monetari ma anzitutto di tempo, fiducia, risorse e competenze. Queste ultime, se ben scelte, possono addirittura far diminuire quelli economici.

Perché se da un lato diamo per acquisita nella collettività, spesso a torto, l’importanza di sapersi prendere cura del proprio passato — atto indispensabile per la conoscenza di sé e degli altri e la definizione di una propria identità — dall’altro latitano modelli seri di sviluppo basati sulle capacità attrattive delle risorse che si dispongono. Come insegna Massimo Bray, il patrimonio di un territorio per quanto ricco e pregevole non costituisce di per sé un elemento di attrazione ma questo deve essere attivato insieme al capitale umano e imprenditoriale presente con un piano lungimirante e coordinato.

di qui dunque la necessità di una strategia integrata, e non piccoli eventi isolati, con al centro la cultura e la gestione efficace del patrimonio e, parallelamente, l’attivazione di politiche in favore dell’industria culturale e creativa che vadano ad operare in prima battuta per la valorizzazione della ricchezza territoriale e poi grazie ad essa. un piano attento e di lunga durata che passi anche attraverso nuove modalità di fruizione, che devono essere obbligatoriamente innovative.

Dunque il lavoro certosino del Comitato — che comprende una serie di pannelli esplicativi seminati sul territorio nei luoghi della battaglia o legati ad essa — è lodevole, indispensabile, fondamentale ma bisogna attribuirgli un significato in progress se vogliamo che incida anche in termini di visibilità. In sintesi, è un punto di partenza imprescindibile da cui sviluppare progetti e iniziative. È la base storica e concreta che viene regalata alle associazioni e alla amministrazione per tracciare un percorso che non deve essere fine a se stesso ma spetta a noi tenere in vita, per rinnovare la memoria appunto e per far sì che come succede altrove diventi un dono di una pagina di Storia, se pur tragica, al territorio su cui si è realizzata.

il primo passo in questo senso va compiuto stroncando la convinzione che il turismo della memoria sia un prodotto di nicchia per un target minoritario.

Niente di più lontano dalla realtà se pensate che il Ministro francese del Turismo ha stimato che sono circa 20 milioni i turisti che ogni anno visitano in Francia fortificazioni, campi di battaglia, memoriali e musei storici militari. Quasi duecentomila quelli che ripercorrono solo i luoghi della battaglia che oppose francesi e inglesi alle truppe tedesche dal luglio al novembre 1916. In Francia, in effetti, da anni è operativo un vasto programma di promozione del tourisme de mémoire che ha evidente valore economico e turistico e integra al tempo stesso obiettivi di tipo educativo, culturale e civico. Il programma è articolato su “percorsi della memoria” che collegano siti diversi in una logica turistica.

Continuando a ragionare utilizzando numeri e fatti di seguito un elenco che invita a soffermarsi:

  • cinquanta sono le associazioni ed enti locali di Francia, Italia, Belgio, Germania e Regno Unito che unendosi hanno fondato un’associazione dedicata all’Europa della Memoria. Obiettivo generale è quello di perpetuare la memoria.
  • L’associazione Europe de la Memorie  punta a far circolare in Europa progetti culturali e artistici legati alla memoria storica e promuove scambi culturali tra le scuole e visite a luoghi storicamente significativi. Gli enti locali che aderiscono all’associazione hanno costituito una rete caratterizzata dal marchio “città europee della memoria”.
  • Percorsi della memoria è un progetto internazionale, finanziato con fondi comunitari del programma Cultura 2000, destinato a fare memoria dei luoghi e delle tracce lasciate dalle guerre del XX secolo combattute in Europa (in particolare, la prima e la seconda guerra mondiale e la guerra di Spagna). I paesi che partecipano al progetto sono attualmente sei: la Francia, la Germania, l’Inghilterra, il Belgio, la Spagna (con il Museo de la Paz di Gernika-Lumo) e l’Italia (con Istituto dei Beni culturali della Regione Emilia Romagna).
  • Esiste una associazione che collega a livello internazionale i Musei di Storia. Attiva dal 1991, ha l’adesione di circa 180 musei di storia contemporanea o di storia sociale e culturale e si propone di stimolare il dibattito professionale.
  • I turisti della memoria, interessati a visite organizzate ai siti di guerra e ai luoghi delle grandi battaglie dispongono anche di agenzie turistiche specializzate e di pacchetti su misura. Un esempio è l’agenzia Remembrance Travel con sede nel Kent dove viene proposto un pellegrinaggio nel Sud Italia, sui luoghi della seconda guerra mondiale: Gaeta, i cimiteri di guerra di Salerno, Caserta e Minturno, l’abbazia di Montecassino e il cimitero polacco, Anzio e Nettuno, Bari. Un altro è Sulle orme della Storia proposto dal tour operator Caldana che comprende tours specialistici, in Italia e all’estero, inerenti ai teatri di guerra della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, dei luoghi della memoria e del ricordo.
  • La Fiera del Turismo Storico Via Historica si svolge dal 2012 presso il centro fieristico di Ferrara e si propone come momento di incontro tra domanda ed offerta per il comparto turistico che negli ultimi anni ha registrato il maggior trend di crescita: il turismo storico o “della memoria”.
  • Paesaggi della memoria è il coordinamento dei luoghi della seconda guerra mondiale in Italia. Il progetto è sostenuto da una ventina di realtà locali grandi e piccole. 

ma chi sono i turisti della memoria? molti arrivano per ricordare quanto vissuto dai propri antenati e rendere loro omaggio. tuttavia, in questi luoghi, si vedono sempre più adulti o studenti che non hanno nessun legame di parentela con gli uomini che persero la vita in guerra. arrivano per interesse storico, capire e scoprire.

Quindi, sulla base di quello che si sta muovendo in Europa e vede l’Italia ancora all’angolo, è evidente che qualsiasi approccio all’argomento debba essere fatto in ottica futura e globale procedendo parallelamente con la progettazione di iniziative locali di medio e forte impatto in una rete allargata che permetta di dialogare con i paesi limitrofi e quelli a centinaia di migliaia di chilometri.

L’invito all’amministrazione e alle associazioni locali è dunque quello di iniziare a ragionare su questi numeri e avanzare proposte tenendo conto delle proprie declinazioni per creare un’offerta varia e di livello che mantenga sempre vivo questo percorso. Come Auriga Cilento sentiamo di indicare da subito il ruolo centrale che ebbe la chiesa di San Biagio nella vicenda, motivo per cui a nostro parere dovrebbe essere il luogo conclusivo di qualsiasi itinerario sulle tracce della memoria oltre che contenitore di un momento esperienziale. Già in occasione delle celebrazioni del 70esimo dallo Sbarco, che l’Auriga organizzò all’interno della chiesa, focalizzammo l’attenzione su questo punto attraverso la lettura di alcune testimonianze fornite dall’Ingegner Rosario Messone: San Biagio terrazza sul Mediterraneo, importante fin dai primi giorni per monitorare i movimenti dal mare; San Biagio vero e proprio rifugio per oltre duecento sfollati; San Biagio per comunicare la liberazione. Molti ricordano ancora il miracolo delle schegge di rimbalzo che entrando dal finestrino del Succorpo andarono a conficcarsi una nella muratura e l’altra nell’altare del Santo lasciando tutti illesi. Ecco a noi piacerebbe ricreare all’interno di questo luogo un momento esperienziale di forte coinvolgimento emotivo e strutturato in virtù delle disponibilità economiche per concludere il tour del visitatore rendendolo parte della Storia attraverso la sollecitazione dei sensi. Questo accade già altrove, dalla più vicina San Pietro Infine al Museo de la Paz di Guernica, città basca conosciuta al mondo grazie al dipinto di Picasso che attira migliaia di visitatori grazie alla sapiente esposizione del materiale legato al bombardamento ad opera degli aerei franchisti e nazisti nel 1937 e la stanza nella quale viene riprodotto l’effetto di questo sulle case. Una emozione forte che ho avuto l’occasione di provare e, vi assicuro, rimane più di mille parole.

Guarda il video della serata!

*** La foto in anteprima è di Salerno Today.

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